Brescia Fabbrica Poesia: il vincitore è Paolo Veronese | I segnalati e le foto

Venerdì sera, a Salò, si sono tenute le premiazioni del concorso promosso dai giornali online di Rete Bresciana (BsNews, CalcioBresciano, GardaPost e ValleSabbiaNews) e da “La Cassa Rurale – Adamello Giudicarie Valsabbia e Paganella”.  

SALO’ –Paolo Veronese è il vincitore della prima edizione di Brescia Fabbrica Poesia, il concorso promosso dai quattro giornali online di Rete Bresciana (BsNews, CalcioBresciano, GardaPost e ValleSabbiaNews) e da “La Cassa Rurale – Adamello Giudicarie Valsabbia e Paganella”.

La cerimonia si è tenuta venerdì sera, dalle 18.30, nella suggestiva cornice della Sala dei provveditori di Salò, alla presenza dei direttori dei quattro giornali online, della presidente di Cassa Rurale Monia Bonenti e del direttore della banca Marco Mariotti.

La serata, condotta dalla giornalista Lucia Orto, si è aperta – di fronte a una cinquantina di spettatori – con la consegna delle pergamene (offerte da ToscolanoPaper) e dei premi in natura (cesti con prodotti tipici del territorio e vino offerto dall’azienda agricola La Torre di Calvagese della Riviera) agli autori segnalati nelle diverse categorie. Sul palco, per la consegna, si sono alternati i direttori dei quattro quotidiani e la presidente della banca. Poi il maestro salodiano Roberto Maggi ha dato lettura delle opere premiate.

“Questo concorso è nato per dare voce al territorio, che è la missione quotidiana dei nostri giornali, e per sostenere chi, con impegno e qualità, continua a cimentarsi con un genere letterario da tempo trascurato e perfino bistrattato: la poesia. Oggi più che mai abbiamo ancora tutti bisogno di poesia: noi ne siamo convinti”. Così ha introdotto la cerimonia la presentatrice, ringraziando l’amministrazione comunale di Salò (guidata da Giampietro Cipani) ed evidenziando l’importante contributo dato dallo sponsor principale  (“la banca ha mostrato ancora una volta vicinanza al territorio, ma anche grande sensibilità e coraggio nello scegliere di sostenere un’iniziativa come questa”).

La serata si è conclusa, secondo rito, con la lettura della poesia vincitrice e con un grande applauso corale a Paolo Veronese, 47enne di Toscolano Maderno – già premiato in numerosi altri concorsi letterari – le cui opere hanno messo d’accordo la giuria e anche il pubblico in sala. Il vincitore avrà diritto a pubblicare entro un anno una raccolta di poesie, che sarà distribuita in 500 copie.

Di seguito trovate l’elenco dei vincitori, le poesie premiate e le motivazioni della giuria. Oltre a una galleria fotografica della serata (immagini Augusto Rizza per Rete Bresciana).

BRESCIA FABBRICA POESIA (EDIZIONE 2021-2022): I VINCITORI

VINCITORE ASSOLUTO:

Paolo Veronese

MIGLIORE POESIA DIALETTALE:

Hperanha – Pierangela Donati

MIGLIORE POESIA IN LINEA CON I VALORI SOLIDALI DI CASSA RURALE:

L’albero – Cinzia Tonghini

MIGLIORE POESIA BRESCIANA D’ATTUALITA’ (BSNEWS.IT):

Capitolo II (Fiamme) – Silvia Guerrini

MIGLIORE POESIA IN LINEA CON I VALORI DELLA VALLE SABBIA (VALLESABBIANEWS.IT)

Genzianelle – Maria Grazia Debalini

MIGLIORE POESIA DAL LAGO DI GARDA (GARDAPOST.IT):

Sulle acque del lago – Ferruccio Frontini

MIGLIORE POESIA IN LINEA CON I VALORI DELLO SPORT (CALCIOBRESCIANO.IT):

A te mia Leonessa – Francesca Tognoli

 

LA GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA SERATA

 

 

LE POESIE VINCITRICI

 

I POETI?

 

(poesia di Paolo Veronese, vincitore della prima edizione di Brescia Fabbrica Poesia)

 

LA MOTIVAZIONE: Paolo Veronese è un poeta, non ci sarebbe bisogno di aggiungere altre parole. Di certo è colui che in questo concorso – come rilevato in maniera unanime dalla giuria – si è elevato maggiormente per capacità espressiva, raffinatezza e stile poetico.

Tutte le liriche che ci ha mandato Paolo sono di indiscusso livello letterario.  Non sappiamo se quella che leggeremo tra poco sia la più bella. Di certo è la più coraggiosa. “Ai poeti” – questo il titolo – è infatti un vero e proprio manifesto, che si confronta con uno dei temi più difficili per un poeta: quello della poesia che parla di se stessa. E’ difficile, quando ci si avventura in questa sfida non essere banali e non sfigurare di fronte alla tradizione. Paolo Veronese ci è riuscito a pieno.

 

I poeti? mi ascolti, quelli forse

riusciamo anche a definirli, vede

quella torma di folli? Ecco: bipedi

implumi, tanto brigano e dimenano

due alucce striminzite, son galline

spennate e sbatacchiate da Diogene

«dov’è l’uomo? dov’è il poeta?» è piccolo

e stridulo di voce, collo in mano

al primo che ne urli il nome, beato

d’essere nella gabbia del bestiario.

 

Ma la poesia, quella è l’ippogrifo

la poesia è una pietra lunare.

 

I poeti? Guardi, già li vede, calcano

la terra, come ubriachi che saltellando

a ogni premio che hanno ricevuto,

sorrisi e allori e corna ed ermellino,

sono ognuno l’immancabile iota

per quale il mondo crollerebbe a toglierlo.

Sono ai piedi di Circe che sgranocchiano

i salatini del buffet, sciampagna

e pacche sulle spalle, e risolini

tutti ritmati e scintillanti ai denti.

 

Ma la poesia, quella è il senno di Orlando

la poesia è una pietra lunare.

 

 

I poeti? eccoli, brutti e gobbuti

puzzano e sudano le carte, jolly

corredati di un berretto a sonagli

che scuotono se uno passa e ignora

la loro immaginifica figura,

la parola immancabile che riesce

dalle bocche che odorano di grappa.

Cartapesta che ogni ruga scava

per farvi scivolare un’altra lagrima

l’ultima, la più brillante e smemorata.

 

Ma la poesia è una pietra lunare.

 

CAPITOLO II – FIAMME

 

(poesia di Silvia Guerrini, vincitore della sezione “Migliore poesia bresciana d’attualità – BsNews.it”)

 

LA MOTIVAZIONE: Silvia ha partecipato con una mini-silloge con un titolo significativo: “Poesie in lockdown”. Il suo è una sorta di concept-album, per rubare un’espressione alla musica. E’ un percorso lirico che parte da dentro, dal chiuso dell’anima, e poi si rivolge agli altri: parla, racconta. Colpiscono nei suoi versi la delicatezza, la femminilità, l’utilizzo di immagini mai scontate e… la capacità di dire con linguaggio lirico. Che poi è la vera sfida della poesia: coniugare l’impeto con la forma. Lei ci è riuscita.

 

Leggo libri di poesie scritti in braille

cosicché non possa capirli.

Mi regalo magliette che rendono visibile

ogni mio difetto.

Le mie mani hanno imparato a memoria

simmetrie di volti mai visti.

A evitare ogni gesto

fatto per colmare le mancanze.

Ho fatto seccare lacrime insieme a fiori

in vecchi diari che mai rileggerò.

E ora fuggo dalla malinconia

di una vita monotona.

dai bicchieri di carta

abbandonati su tavoli in festa.

Fuggo dalle sere d’Estate piovose

e dai tramonti che incendiano.

 

Ho l’anima in fiamme anche senza di loro.

 

A TE MIA LEONESSA

 

(poesia di Francesca Tognoli, vincitore della sezione “Migliore poesia in linea con i valori dello sport – CalcioBresciano.it)

 

LA MOTIVAZIONE: Per aver trasmesso in modo profondo e toccante l’immagine di una collettività che ha lottato e saputo guardarsi dentro, che ha avuto paura ma che ha trovato la forza necessaria per ripartire. Nel ruggito di “A te, mia Leonessa” ci sono senso di appartenenza, spirito di solidarietà e passione, valori che costituiscono colonne portanti dello sport e che possono trasformare una città o un’intera provincia in una grande squadra, capace di imprese di rilievo in tutti i campi.

 

 

Odo note di primavera dal suono ovattato

Le mani si incrociano fino a togliere il fiato.

I sorrisi si fanno sinceri

La paura ormai ha la data di ieri.

Le voci del passato si son sciolte tra le fibre del cosmo argentato

e mandano echi di gioia con garbo fatato.

Silenzio. Ascolta il silenzio.

Come i versi di un poeta d’innanzi all’assenzio..

Si diradano le nubi con improvviso stupore

E nel petto si accende un bagliore

Si toccano le mani tra una carezza e un guanto

Il sorriso ha rubato il posto al pianto.

 

Il Leone seduto

Sulla montagna

dell’amore

Ruggisce dal profondo:

#andràtuttobene, mia Leonessa!

 

SULLE ACQUE DEL LAGO

 

(poesia di Ferruccio Frontini, vincitore della sezione “Migliore poesia dal lago di Garda” – GardaPost.it)

 

LA MOTIVAZIONE: La poesia evoca un’immagine romantica del lago di Garda e delle sue acque, solcate delle barche a vela dei pescatori e dei mercanti. Nel ritmo incalzante dei versi risuona la sciabordio delle le onde. L’atmosfera burrascosa suggerita dal cielo livido, dal grecale e dalla spuma sull’onda si fa poi malinconica per un pensiero doloroso e, infine, quasi rassicurante, come il porto che accoglie il marinaio dopo una burrasca: una bella immagine del lago di Garda e dei tanti sentimenti che può suscitare.

 

 

Livido il cielo

spuma bianca sull’onda

grecale che spinge…

da lontano la sponda

Prua che fende e s’impenna

lo scarroccio riprende…

cazza forte la randa!

che la barca si sbanda…

 

Sei tra l’acqua ed il cielo

un pensiero struggente

già rinchiuso da un velo…

e al di là solo il niente

 

Il ritorno è fatale

ora rientro nel porto

sembra tutto normale

… solo il fiato è un po’ corto

 

GENZIANELLE

 

(poesia di Maria Grazia Debalini, vincitore della sezione “Migliore poesia in linea con i valori della Valle Sabbia – ValleSabbiaNews.it”)

 

LA MOTIVAZIONE: Non bastassero le genzianelle, incontro frequente fra gli altri fiori sui prati d’altura della Valle Sabbia, in questi versi ci sono ci sono i valori della famiglia, sostegno necessario per affrontare le varie fasi della vita, così come si ritrova lo smarrimento che si prova di fronte ad eventi difficili da controllare, come sovente accade vivendo l’asprezza della montagna o l’isolamento di territori poco urbanizzati e sostanzialmente privi di servizi. Insomma, viene proprio in mente la Valle Sabbia.

 

 

Ti ho cercato

tra i piccoli, i grandi, i mezzani,

tra i berretti e le ruvide giacchette.

Seri bambini fagotti

consegnati al tempo senza nome

per chi non sa.

Ti ho trovato giovanotto,

in divisa,

tenero, sgrammaticato, sorridente.

Ti ho pensato in trincea,

prigioniero ragazzo,

ferito.

E poi sei quasi guarito.

Quasi,

solo il fiato di qualche amore per te

e il tempo delle pagelle per me

e non ti ho visto più.

Dove le tue carezze, i tuoi sguardi adoranti

e i tuoi rarissimi, appropriati rimproveri?

Papà, qui la pandemia infuria.

Mi addormento e mi sveglio

nell’incubo del non so.

Non manca il pane nella mia trincea,

scavo ogni giorno nella folla delle mie paure

alla ricerca di un po’ di coraggio,

quel tanto che basta per arrivare a domani.

Il tuo dolore non è stato vano,

il tuo amore mi riscalda e protegge.

La mia divisa è bianca

ed il cuore trepida,

ma ce la faremo,

lo sconfiggeremo.

Non ricordo baci della buonanotte,

solo affettuosi risvegli.

Ora è finita la notte

e nel cantiere macerie,

ma nel prato vicino

genzianelle per te.

Ti ho ritrovato.

Ti voglio bene papà.

 

 

 

L’ALBERO

 

(poesia di Cinzia Tonghini, vincitore della sezione “Migliore poesia in linea con i valori solidali della Cassa Rurale – Adamello Giudicarie Valsabbia e Paganella”)

 

LA MOTIVAZIONE: per aver sottolineato con l’immagine dell’albero secolare nel porto la forza di essere un punto di riferimento per la comunità non solo x orientare le persone ma anche per sostenerle e proteggerle in modo indistinto trasmettendo contemporaneamente un forte senso di appartenenza e sicurezza senza discriminazione. Questi sono i valori fondanti della nostra cassa rurale ovvero la solidarietà, la mutualità, l’uguaglianza e la democraticità.

 

 

Alto e forte da secoli se ne sia li

fisso di fronte al porto vecchio

É come un faro

per le vele che devon far rientro

Il vento nel tempo l’ha scolpito

le sue fronde sall’ungan all’indietro

tanto da formare un enorme ombrello

riparo per i passanti

che sotto di lui si fermano a riposare

Magnifico, imponente ed accogliente

ristoro per il cuore la mente.

 

HPERANHA

 

(poesia di Pierangela Donati, vincitrice della sezione dialettale)

 

LA MOTIVAZIONE: Nella sua intervista, che abbiamo pubblicato poche settimane fa, Pierangela Donati aveva motivato così la scelta di scrivere in dialetto: “Molte mie liriche sono legate alla vita passata nella baita, come diciamo noi. Per me il dialetto è molto più incisivo: se devo brontolare con i miei figli non lo faccio in Italiano…”. Le sue opere hanno messo d’accordo tutta la giuria, in particolare per l’intensità di alcuni versi e per la proprietà di linguaggio.                             

 

Ghet mai pröat a éher dehpèrat,                            

quanta té ghe piö negota endoe tacat,                   

penha’ de iga’ tocat ol fon                                     

e iga’ piö òia de hta’ al mon.                                      

 

Ma pò ho mia gna mé come l’è htada,                

go eh come ö ciarulì en fonta a öna htrada,           

enturen gh’ira töc’ nigoi hcür                                 

e de fagola hire gnamò tat higür.                            

 

Go cuminciat a hintim en po’ piö holeàt,              

htae mei pòa hè hire amò malat,                         

ol ciarulì al deèntaa piö grandilì                                

e homeaa che al me hcaldaèh a beladhì.                 

 

La hperanha che penhae de iga’ mia                      

pian piano la m’à tignit compagnia,                       

lia come paha’ dala nòt al dé,                                 

hù que che ride, gnamò ghe crede.                       

 

Perché la hperanha l’è mia ö vago hèntur,           

ma èrgota che te fà hinti’ piö higür,                     

ön’onda de calur che te ciapa hà,                           

e la te fa igni’ òia che al riéh amò doma.        

      

      

SPERANZA

 

Non hai mai provato a essere disperato, quando non hai più niente dove attaccarti,

pensare di aver toccato il fondo e non avere più voglia di stare al mondo.

 

Ma poi non so nemmeno io come è successo, ho visto come un chiaro in fondo a una strada,

attorno c’erano tutte nuvole scure e di farcela non ero ancora del tutto sicuro.

 

Ho cominciato a sentirmi un po’ più sollevato, stavo meglio anche se ero ancora ammalato,

il piccolo chiaro diventava un po’ più grande e sembrava che mi scaldasse un pochino.

 

La speranza che pensavo di non avere pian piano mi ha tenuto compagnia,

era come passare dalla notte al giorno, sono qui che rido, ancora non ci credo.

 

Perché la speranza non è un vago sentore, ma qualcosa che ti fa sentire più sicuro,

un’onda di calore che ti abbraccia, e ti fa venire voglia che arrivi ancora domani.   

 

 

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